Ciao Marco, 

Parlaci un pò di te. Partiamo magari da dove è partita la tua passione per la tecnologia…


La mia predisposizione per la tecnologia iniziò da piccolo, smontavo tutto quello che trovavo in casa, comprese le bambole di mia sorella e l’orologio di mio nonno, volevo scoprire cosa nascondessero.


Cresciuto frequentai l’I.T.I.S. di Carpi, la mia classe inaugurò la specializzazione di informatica.

Fummo dei veri pionieri, infatti non avevamo niente, tutte le settimane salivamo su una corriera che ci portava a Modena per ammirare i primi personal computer!

Incredibile!
E finiti gli studi come è iniziata la tua esperienza lavorativa?

Con il bagaglio acquisito a scuola e nello smontaggio di orologi, decisi di lanciarmi nel mondo del lavoro, anche se la naja incombeva.

Trovai un posto in una ditta di informatica di Reggio Emilia. Al titolare ispirai subito fiducia, il secondo giorno mi disse “vedi quel furgone Ducato là fuori, l’hai mai guidato?”, risposi di no, e lui “bene fai un giro nel piazzale, poi vai a Milano per ritirare del materiale”.

Riuscii a compiere la missione (non andavano ancora di moda i navigatori), anche se ritornai con uno specchietto in meno.
La prima esperienza lavorativa finì con la partenza per l’anno di leva. Migliorai il mio stile di guida come autista di un ufficiale NATO a Verona, e poi, basta.

Come sei arrivato in DATA?

Fui assunto alla Data (in pratica il mio secondo lavoro), dopo qualche ricerca, e mi trovai subito bene.
Era la vecchia sede, agli albori di Internet, nel laboratorio usavamo un computer in tre!

Raccontaci cosa apprezzi del tuo ruolo e in cosa ti ha fatto crescere il tuo lavoro.

Quello che apprezzo più del mio mestiere è il continuo sviluppo e lo studio di nuove soluzioni, per soddisfare al meglio le esigenze dei clienti. Mi ha permesso anche di sgrossare la timidezza che avevo, ironizzando con i colleghi e con i clienti che conosco meglio, alleggerendo il lavoro quotidiano.

Adesso una domanda di rito. In Data siete in tanti a essere amanti dello sport, tu che approccio hai con il mondo sportivo?
Ho praticato vari sport, ma quelli che ricordo con più affetto sono judo e calcio (portiere).

A judo mi ruppero due denti, a calcio scambiarono la mia testa per la palla, per un attimo persi conoscenza. L’ultimo allenamento presi una pallonata in faccia, me ne andai sanguinante, mentre l’allenatore ancora urlava “tuffati, tuffati!”.

Abbiamo capito! ;) …e una tua passione?

Amo viaggiare, con ogni mezzo, ma il mio preferito rimane l’auto, c’è sempre una strada che vale la pena percorrere, volante ben stretto, occhi aperti e rock acceso sempre…

Grazie Marco! 
Sei stato super disponibile e la tua intervista molto divertente.

Autore: Comunicazione Data 30 maggio 2025
Come un commercialista può semplificare (e potenziare) il suo lavoro con l’Intelligenza Artificiale La figura del commercialista sta attraversando una trasformazione profonda. Se un tempo era principalmente legata alla gestione contabile e fiscale, oggi il professionista è chiamato ad assumere un ruolo sempre più consulenziale, strategico e digitale. In questo contesto, l’Intelligenza Artificiale (AI) può diventare un alleato potente. Non per sostituire il lavoro umano, ma per automatizzare le attività ripetitive, ridurre gli errori, risparmiare tempo e concentrarsi su ciò che davvero fa la differenza: il rapporto con il cliente e la visione d’insieme. Vediamo insieme come un commercialista può usare l’AI per lavorare meglio, più velocemente e con più precisione. 1. Elaborazione automatica dei documenti Quante ore si perdono a inserire manualmente fatture, ricevute, estratti conto? Con strumenti di AI per l’OCR (riconoscimento ottico dei caratteri), è possibile: digitalizzare automaticamente documenti cartacei, estrarre dati strutturati da PDF o immagini, alimentarli direttamente nei software gestionali. Il risultato? Meno tempo perso in data entry e meno margine d’errore. 2. Analisi predittiva e simulazioni fiscali Alcuni strumenti di AI sono in grado di analizzare i dati contabili storici di un’azienda e: prevedere flussi di cassa, simulare scenari fiscali, stimare anticipatamente imposte o contributi. Questo consente al commercialista di fornire consulenza proattiva, aiutando i clienti a prendere decisioni migliori, non solo a “mettere a posto i conti”. 3. Risposte automatiche e chatbot per lo studio Le domande ricorrenti da parte dei clienti sono spesso sempre le stesse: “Quando scade la prossima rata dell’IVA?” “Mi puoi rimandare il bilancio dell’anno scorso?” “Cosa devo fare per aprire una partita IVA?” Grazie a chatbot intelligenti, anche integrabili su WhatsApp o sul sito dello studio, è possibile fornire risposte automatiche e tempestive, senza togliere tempo al lavoro ad alto valore aggiunto. 4. Supporto alla scrittura e alla documentazione Con strumenti di AI generativa, come ChatGPT, è possibile: redigere bozze di comunicazioni ai clienti, creare modelli di lettere o relazioni, riassumere normative complesse o documenti lunghi. Questo consente di velocizzare la comunicazione e migliorare la chiarezza con cui si trasmettono informazioni anche complesse. 5. Controllo incrociato e rilevamento anomalie L’AI può supportare il controllo contabile evidenziando: incoerenze nei dati, transazioni sospette, scadenze dimenticate. Alcuni software gestionali integrano già funzioni di AI che segnalano possibili anomalie o suggeriscono azioni correttive. Serve essere esperti di tecnologia? No, ma serve curiosità Non è necessario essere sviluppatori o esperti informatici per iniziare a usare l’AI. Esistono oggi strumenti plug & play, molti dei quali integrabili nei software che i commercialisti già usano (come gestionali contabili, CRM, software di fatturazione). Il primo passo è la volontà di sperimentare. Conclusione: meno tempo sulle scartoffie, più valore per il cliente L’Intelligenza Artificiale non è “il futuro”: è già qui, e può aiutare concretamente i commercialisti a: ottimizzare i flussi di lavoro, offrire un servizio più efficiente e moderno, evolvere verso un ruolo più consulenziale. In un mercato sempre più competitivo, saper usare questi strumenti può fare la differenza tra restare fermi o crescere davvero.
Autore: Comunicazione Data 30 maggio 2025
Quando tutto funziona, raramente ci pensiamo. Ma basta che una rete vada giù, un file non si apra o una mail non parta… ed ecco che ci ricordiamo quanto sia importante il reparto IT. Spesso considerato una presenza silenziosa e "dietro le quinte", il team IT è in realtà il motore digitale che permette a un'azienda di funzionare, evolversi e proteggersi. In questa puntata del nostro podcast Data Carpi ne abbiamo parlato con Armando, professionista IT che lavora ogni giorno per garantire che tutto, davvero tutto, continui a girare. Cosa fa davvero un reparto IT? Non si tratta solo di “riparare i computer” o rispondere alle richieste di assistenza tecnica. Il reparto IT gestisce infrastrutture complesse, protegge i dati aziendali, sviluppa soluzioni digitali personalizzate e garantisce la continuità operativa. È un lavoro che mescola competenze tecniche, attenzione alla sicurezza e visione strategica. Tecnologia al servizio della crescita Negli ultimi anni, il ruolo dell’IT è cambiato profondamente. Non è più solo un supporto, ma un attore strategico. Un buon reparto IT: automatizza processi ripetitivi, migliora la collaborazione tra team, riduce i tempi e i costi operativi, propone soluzioni innovative per rispondere alle sfide del mercato. Un esempio concreto? La centralizzazione della gestione documentale può sembrare un intervento tecnico, ma ha impatti enormi: meno errori, più velocità, maggiore tracciabilità. E, di conseguenza, un’azienda più agile. Sicurezza, un tema sempre più centrale In un’epoca in cui ogni azienda è anche un’azienda digitale, la cybersecurity non è un optional. Phishing, ransomware, attacchi informatici sono all’ordine del giorno. Per difendersi servono: strumenti tecnologici avanzati, piani di backup e continuità, e soprattutto formazione continua del personale. Puoi avere i migliori sistemi del mondo, ma se chi li usa non è consapevole dei rischi, sei comunque vulnerabile L’IT e le nuove sfide: smart working, cloud, intelligenza artificiale Lo scenario si è evoluto: oggi il lavoro è sempre più ibrido e distribuito, le infrastrutture si spostano nel cloud e tecnologie come l’intelligenza artificiale aprono nuove possibilità. Il reparto IT deve essere pronto a gestire questa complessità, bilanciando innovazione e sicurezza, flessibilità e controllo. Conclusione: più visione, meno emergenze Il reparto IT è molto più di un “pronto soccorso tecnologico”. È una risorsa strategica per la trasformazione digitale dell’azienda. Collaborare con il team IT non significa solo “chiedere aiuto”, ma costruire insieme soluzioni che semplificano il lavoro, migliorano i risultati e rendono l’organizzazione più sicura. Il futuro delle aziende passa anche da qui: da un reparto IT che lavora con tutti, per tutti.